Rosso Darfur

Ho visto la mano imbrunita di sabbia
strappare il ramo nodoso d’ulivo
mutare le verdi fronde in nerbo
percuotere il dorso innocente di un bambino
sotto un cielo di attonite stelle, chino.
Ho visto la terra aprirsi in fossi
di pire innocenti di biancospino
tra i colori variopinti di Darfur.
Non sento più i tuoi canti ilari Africa
le tue danze cangianti nell’aurora
stregata di corpi mascherati d’argilla
i penzolanti seni che nutrono d’acqua i tuoi figli.
Vedo le mani sporche di fango
rubare la ciotola di legno all’altro
il pianto del corpo violato di donne
dalle vesti di cenere
le ferite d’avorio di uomini
confusi da nembi di sabbia.
Perché l’ulivo?
Il saio rugoso che vestirà il corpo
scarno di mio padre, l’ulivo umiliato
offeso in quel silenzio greco
custode dell’ultimo saluto di un fazzoletto bianco.
Le nostre piccole mani conoscevano
solo le rosse caramelle di carta velata non il sangue.
Darfur, risuoneranno i tuoi rossi tamburi di cuoio
nelle valli dove l’acqua e il sole leniranno
le ferite di inutili guerre
Riprenderanno i tuoi pellegrinaggi
come il volo di variopinti aquiloni
nelle vie di sabbia dove il vento
canterà il suo nome.
Ritroverai il tuo sogno di pace
nell’ulivo che unirà tra le dondolanti dune
il bianco e il nero
e la tenda rigata dal pianto di luna
ritornerà a vibrare il canto d’amore
del gaio aliseo.

di Vincenzo Lamanna
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La poesia “Rosso Darfur” si è classificata tra le finaliste della sezione delle poesie a tema libero in italiano del Premio Nazionale di Letteratura e Poesia “Vincenzo Licata – Città di Sciacca”, Edizione 2009.

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