Al tempo in cui le piante avean parola
visse una quercia che con grande zelo
ascoltava la gente e a squarciagola
ripeteva i messaggi verso il cielo.
E c’era chi sperava che piovesse
e chi invocava che splendesse il sole;
la quercia diffondeva con le stesse
frasi e inflessioni, virgole e parole.
Erano tali e tanti i desideri
opposti, indecifrabili, balzani
che l’albero temette gli improperi
e il castigo di Dio contro gli umani.
Così, per evitar d’esser frainteso
e d’essere coinvolto nei richiami,
scrisse un cartello e lo confisse appeso
sul più basso dei suoi frondosi rami.
“Afonia”. “Chi desidera lasciare
un suo messaggio da affidare al vento
scriva un cartello che potrà posare
sui miei rami, con firma e documento”.
Nel breve volger d’una settimana
la quercia fu coperta da proclami
che rivelavan la stoltezza umana
con tanti manoscritti appesi ai rami.
“L’agnello avrà giustizia. Firma: Lupo”,
“se vuoi la pace prepariam la guerra”,
tante blasfemie, nefandezze, un cupo
sforzo comune da annientar la terra.
La quercia si pentì d’avere dato
sfogo alla gente senza sale in testa
e decise di prendere commiato
dagli uomini e tornar nella foresta.
Ma prima di partir, con un pennello
scrisse nel cielo: “o gente senza sale,
ed io dove l’attacco il mio cartello
per rimanere libera e imparziale?
se vi affannate a uccider la natura
per soddisfar le vostre avide brame
come l’eviterete la sventura
d’affogare in un mare di letame?
dove vi porterà la corsa all’oro
se calpestate viole, rose e gigli?
quando dissiperete il suo tesoro
dove li porterete i vostri figli?”
Ora essa tace; e il vento fra le fronde
riporta giù dal cielo le parole:
“solo chi ama il bene e lo diffonde
merita i raggi del mio eterno sole”.
Santi Cardella
Palermo
La poesia “Afonia” ha partecipato all’ edizione 2013 del Premio Letterario “Vincenzo Licata – Città di Sciacca”, classificandosi al TERZO POSTO della sezione “Poesia in italiano a tema: Natura, Ambiente, Paesaggio”.