La piuma e il gabbiano

In questo mio racconto ho voluto intrecciare una pagina di vita reale con la fantasia.

Abito a Scandicci, immediata periferia della città di Firenze, ma in estate io e mio marito con il nostro vecchio camper, spesso la  nostra meta è la Sicilia, perché per me quella terra ha un fascino e un profumo particolare io la chiamo: “ La terra del sole e del mare”.

Ad ogni mio viaggio si rinnova il mio amore per lei, perché  scopro sempre cose nuove, e meravigliose che fanno dimenticare la fatica del lungo viaggio.

Sicilia…estate…una giornata di sole in una spiaggia dorata.

Come una grande carezza che mi ha spolverato il cuore mi è venuto incontro il cielo e il mare, il cielo stimola sempre le emozioni e la mia fantasia, il mare fa vagare la  mente e placa le mie ansie di essere umano.

Mi piace il mare perché lo guardo con gli occhi del cuore, la sua profondità ci dona  il colore del cielo, sul mare si rispecchiano la luna e le stelle,  i suoi abissi sono popolati da esseri viventi, che come noi, esseri umani hanno la loro vita  e la loro storia , la sabbia fine e rosata fa pensare alla polvere di stelle, e la sua morbidezza e il suo calore ci ricorda il velluto.

Le onde si infrangono a riva con il suo incessante movimento, è un grande spettacolo della natura che non finirà mai di esistere, i volti delle persone che guardano il mare saranno sempre diversi, il mare no, avrà sempre lo stesso volto fino alla fine dei tempi.

In estate, ci sono tante persone e tanti oggetti sulla spiaggia: ombrelloni colorati, seggiole alte, basse, lunghe, corte, teli e asciugamani con le figure più strane, borse di vari colori e misure.

Sono bellissimi i bambini che vanno incontro alle piccole onde, e riempiono i secchielli di acqua per fare i castelli di sabbia, è piacevole vedere persone che camminano in riva al mare, o stanno sdraiati a farsi accarezzare dal sole.

Mi fanno tenerezza le coppie di anziani che dalle loro sedie contemplano il mare, non parlano quasi mai… c’è solo il rumore delle onde che riempie i loro silenzi, quei silenzi intrisi di ricordi del passato, di una vita vissuta insieme affrontando i problemi, i dolori e le  gioie.

Sulla spiaggia un uomo vende palloncini  e aquiloni colorati, sono belli a vedersi così in alto sullo sfondo del cielo azzurro.

Si sentono suonerie di cellulari che inondano la spiaggia di musiche diverse, le ragazzine camminano pensando al loro futuro di giovani donne, come madri o donne in carriera, i ragazzi facendo un po’ i bulli, cercano di godersi le vacanze allontanando il pensiero della scuola e dei compiti da fare.

Un bagnino con il suo fischietto e il salvagente pronto per l’uso, richiama un nuotatore che si era spinto oltre…

Oggi, in riva al mare, c’è anche un altro oggetto, molti fanno finta di non vederlo, ma è lì, con le sue due ruote alte, e un cappellino rosa attaccato ad un gancio laterale.

È un oggetto che parla di dolore  Una sedia a rotelle. Quante lacrime chi spingerà quella carrozzella, prima di arrivare alla rassegnazione, e quanta tristezza chi è costretto a vivere la sua vita così.

Ho vagato il mio sguardo in giro, ho capito a chi appartiene quella carrozzella: nel mare, su un materassino è adagiata una giovane ragazza, ha una posa innaturale, solo con la testa e le braccia fa  dei leggeri movimenti, ai bordi del materassino un uomo e una donna, forse i genitori e una cerchia di giovani, sembrano tutti felici, perché lei è allegra e spensierata.

Che cosa le sarà successo? Un incidente? Una malattia ?

Abbandono questo pensiero triste, oggi lei sorride felice, ed  è questo quello che conta veramente.

La ragazza guarda estasiata il soffitto blu di questa grande stanza che è il mare, finalmente vede il cielo che si confonde con l’acqua, sembrano attaccati se uno guarda l’orizzonte.

Lei…non avrebbe mai affrontato le onde schiumose sul suo corpo per
nuotare, la sua vita appartiene ad un’altra realtà, se ci saranno dei giorni che si sente *figlia di un Dio minore*  è bello  vederla cullata da questo mare, che oggi appartiene anche a lei.

Che memoria avrà del suo corpo, porterà sottopelle il suo stato di essere diversamente abile? Solo lei sa, fino a che punto è grande la consapevolezza del suo stato di sofferenza.

Io credo che il Signore, se dona la forza per superare delle prove così grandi, dà anche la forza  per accettarle.

Con tutto il cuore ho detto una preghiera, perché la Madonna le porga la Sua mano nei momenti di tristezza.

In quel momento c’è stata un’onda più forte delle altre, il materassino ha vacillato, forse era la mia preghiera che gli Angeli degli abissi con il dolce movimento del mare hanno depositato nel cuore di questa creatura così bella e così provata dalla vita.

La tristezza ha ingabbiato la mia anima, ma non volevo che prendesse il sopravvento, le cose belle e le cose tristi fanno parte della vita, e del nostro cammino, dobbiamo solo accettare quello che la vita ci riserva.

Per vincere le lacrime, ho volto il mio sguardo su un gabbiano che volava alto nel cielo, chissà…voleva andare a parlare con il sole, ma la luce era forte, allora ha cambiato direzione, si è diretto verso la montagna che circondava la baia, e lì ha incontrato un’aquila con due ali grandissime, ho chiuso gli occhi, la mia fantasia ha iniziato a creare immagini,  ho immaginato di essere io quel gabbiano, e con una mano mi sono attaccata alla grande ala dell’aquila  ed ho circondato con le braccia la sua testa, non avevo paura, mi sentivo protetta da una grande forza, una forza  che guidava i miei pensieri, le mie emozioni e il mio amore per la vita.

E’ solo l’amore che dai che conta, il corpo è solo uno strumento fra il cuore e la mente.

Che meraviglia la natura,  ero salita così in alto che vedevo un panorama unico e meraviglioso sotto di me.

Ho pensato che i problemi del mondo sono tanti, ma sembrano così evanescenti e piccoli quando voli alto nel cielo, sentivo una musica insolita nel mormorio del vento, il sole che batteva sul mare formava dei grandi specchi lucenti, le case e le montagne sono così piccole che sembra di vedere un presepe in miniatura.

I prati e i giardini sembrano piccoli fazzoletti stesi ad asciugare al sole, le strade assomigliano a dei viottoli di montagna, le auto piccoli giocattoli con le ruote, gli esseri umani assomigliano ad  uno stuolo di formiche che compie il suo lavoro, ognuna con la sua mansione.

Una voce mi seguiva in questo mio fantastico viaggio, era la voce del vento che non sapevo da dove veniva e dove mi portava, mi raccontava le imprese e le gesta degli uomini nel corso dei secoli, mi ha fatto ammirare le meraviglie dei luoghi viste dall’alto, bellissimi i templi di Agrigento, le rovine di Segesta, Senilunte, Sciacca. Erice, la Basilica della Madonna di Tindari con la spiaggia sottostante.

Ho contemplato i  mosaici di Piazza Almerina, ed in quelle scene di vita vissuta ho rivisto il loro passato, sono passata sulla spiaggia di San Vito lo Capo con il suo mare cristallino e sulla spiaggia di Punta Secca dove hanno girato tutti gli episodi del  Commissario Montalbano.

Ho ammirato le bellezze della la città di Palermo, di Monreale e di Catania, sono passata sui crateri del vulcano Etna, ho percepito il calore del suo fuoco perenne, a Siracusa ho quasi sfiorato dall’alto  la punta della Cattedrale dedicata alla  Madonna delle Lacrime.

Volando, in questo immenso cielo ho incontrato un angelo, gli ho chiesto di prestarmi il suo corpo etereo e le sue ali per innalzarmi ancora di più, desideravo vedere gli occhi della luna da vicino per contemplare il suo sorriso,  volevo che un raggio di sole mi colpisse il cuore, anelavo toccare la morbidezza delle nuvole e formare astratte figure, volevo camminare dolcemente sulle stelle come se fosse un tappeto di coriandoli luminosi, parlare con il tuono e del perché  del suo brontolio che fa tanta paura ai bambini,  vedere la luce accecante delle saette quando attraversano il cielo, essere cullata da un profumato giaciglio di lavanda, volevo adagiarmi sull’arcobaleno e tuffarmi nei suoi colori, sognare una coperta di fiori di pesco e un cuscino formato dal pulviscolo di stelle, volevo stuzzicare la coda della cometa, vedere la grandezza dei pianeti, calpestare il suolo di Marte, sedermi sui cerchi di Saturno, ammirare una pianura di Giove, contemplare la bellezza del sole al tramonto ed essere inondata dal suo colore rosso fuoco.

Finito il mio volo, ho chiesto all’angelo di regalarmi una nuvola rosa trainata da due cavalli alati  per atterrare dolcemente sulla sabbia dorata.

Improvvisamente il silenzio,  il vento non mi parlava più, l’angelo era sparito,  avevo sognato?

Quante immagini aveva prodotto la mia mente. in quel viaggio immaginario sotto le spoglie di un grande gabbiano…

Ho aperto gli occhi, le voci degli esseri umani mi sono venute incontro, tutto era tornato alle sue dimensioni normali, sulla spiaggia, c’era ancora tutto, anche la sedia a rotelle, e sul materassino la ragazza accarezzata dal sole  rideva felice.

Ma c’era un oggetto in più, vicino ai miei piedi, una lunga piuma bianca, per paura che fosse un miraggio l’ ho raccolta, era vera e reale, forse era caduta dalle ali del gabbiano che volando alto nel cielo, mi ha fatto vivere con la fantasia questa grande e unica avventura.

La piuma avrebbe rappresentato per me il simbolo per non dimenticare mai, che un giorno, con la fantasia in riva al mare,  un gabbiano mi ha fatto volare…e un angelo mi ha mostrato le meraviglie dell’universo.

Maria Luisa Seghi

Scandicci (FI)

Il racconto “La piuma e il gabbiano” ha partecipato all’ Edizione 2013 del Premio Letterario “Vincenzo Licata – Città di Sciacca”, nella sezione “Racconti a tema libero in italiano”.

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