Già sfamate le onde
schiumano sul cemento
e rotolano ovunque
uomini e bottiglie vuote,
bestemmie e urina negli anfratti del porto,
risalendo in dissolvenza
mescolano il respiro alle polveri sottili.
Già di pioggia il cielo è un neon rotto
sulle case basse, cinte d’arenaria.
Insonne il faro è un fievole tumulto
che fruga accesi fuochi.
E nella strada in fondo
che non è mai in fondo
una taverna, vecchio rifugio
annega di bianco le gole bruciate.
Taciturni i vecchi
radici fossili del porto,
hanno sempre un re di spade
tra le carte e le storie di ieri,
perché nulla è perso di quei giorni.
Una sull’altra le reti giacciono immobili,
contorno di legni rappresi
vampano alla riva l’odore del maestrale.
Sputa ancora un’altra nave
cumuli di carbone
figli nella nebbia di questo sonno
già levigati sassi
sulla battigia sovrapposti, inchiodati e persi.
Accade che il mare non trattiene il respiro
e tra un mucchio di parole
il vento spazza via piccole cose,
spinge nell’andare lamentosi gabbiani,
altri figli ancora
che il cielo dovrà sfamare.
Pietro Vizzini
Capaci (PA)
La poesia “Fronte del porto ” ha partecipato all’edizione 2015 del Premio Letterario “Vincenzo Licata – Città di Sciacca”, classificandosi al PRIMO POSTO della sezione “Poesia a tema libero in Italiano”.