Della poesia del Licata – di Cesare Sermenghi

Della poesia del Licata – di Cesare Sermenghi

So di un respiro di mare per celebrare il sogno.
So di parlare di ombre, che il poeta ascolta quando le forme delle cose, sorprese dal tramonto, si spezzano nell’acqua in geometrie viventi.
Là giungono i racconti che abbiamo perduto nella vita, racconti solitari, come di un ramo deposto sulla sabbia dal gesto metallico dell’acqua; parole, ricami, ciottoli caduti da piccole case di una stagione stanca quando le barche se ne vanno al largo, lontano, di là, quasi fosse tutto mare quella parte del mondo.

Ora più nessuno è in faccia alla marina a scrivere favole dell’uomo; nessuno fa il mucchietto di conchiglie per un’altra onda, ma la voce trema come il vivere di un tempo, come se campane, longitudini di sogni, chiamassero da altre trasparenze, pianti, racconti, canti, giochi: un morire e un tornare ancora a vivere per altre liriche; così, gridando, piangendo, ridendo, con il cuore dentro le parole, perché questa è poesia, tutta la poesia di Vincenzo Licata. Noi forse abbiamo lasciato il canto del bardo della strada a solo ricerca di folklore.
Vincenzo Licata ha rievocato questo dono antico del parlare, dai trapezi delle alberature, da lacrime di donne dopo il naufragio, dagli ultimi sudori di chi non si è affrancato dal remo e dalla vela, dalle voci accese della “cala”, il quartiere basso che conduce al mare.

Non ha importanza dire quando egli è nato, ché il figlio del mare non può avere tempo.
Ma il suo volto punico e le sue mani possono contare se non per coreografia, poiché Vincenzo Licata pesa per l’anima oceanica che si porta addosso, così vicino a sensazioni che noi conosciamo quando si tirano le reti con arte millenaria e l’emozione cresce per giungere ai cortili dove arriva il pesce.
E il ragazzo canta, e la donna canta, mentre i nomi delle lische nei banchi del mercato hanno lamine d’argento, di specchi abbandonati, di occhi scritti di lunghe imbarcazioni solitarie, di addii come la mattanza, come il fazzoletto di chi ha lasciato canzoni di partenze.
I marinai non riposano di notte; piegano i cordami della vita al divenire della barca, quando il vento ha le sue bonacce o le tentazioni della morte. I marinai piangono e ridono delle ultime sirene della rosa notturna della luna, del vento che va dalle muraglie per giungere alle case, dove si prega alla Madonna.

Di là è Trapani, con la sua parte di mare, con la sua parte di azzurro tagliato solo per una barca, la piccola nave di un’infanzia che aveva portato il poeta a conquistare il sogno, il porto di Trapani con alberi di vento, e vele, e giorni, e soli; un mare per il primo viaggio, per il grande viaggio della vita.
Dove sei vertigine, paura di un ragazzo per i temporali, morte di fiumi che avevano lo sbocco nelle desinenze della spiaggia?
Tutto è ombra forse, tutto è vita dal faro della torre di un angolo di mare, dal chiuso dello scoglio con piogge iride-viola.

Che voglia di piangere per queste favole infinite; che onde di cielo trascinate di timone, che canti silenziosi, che tempi di occhi di ghiaccio d’un ricordo, le poesie del Licata!
Ma del Licata v’è un’altra poesia, la poesia icastica, capace pure di eleganza, che fa della parlata sciacchitana una voce spaziale della nostra terra.

Chi ha sentito Vincenzo Licata recitare?
Egli si annuncia come un grande aedo, apre o aggrotta le sue sopracciglia, si chiude in un’analisi di luce, si tende con sarcasmo e taglia, sferza con coraggio; ha qualità di uomo e di poeta, ha forza, aumento d’anima ogni volta per le cose mistiche di un tempo; ha scudisciate per i mistificatori e freme nell’accento; educa al nobile, alla stima, alla condanna di chi fa segnare il passo alla nostra terra.

Attorno a lui si ha l’animo fraterno, ché la sua poesia è scuola, essenza di misura e di vita.
Il Licata, autentico poeta, ci fa sentire amici con franchezza, ci fa sentire tutta la poesia.

CESARE SERMENGHI

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2 comments on “Della poesia del Licata – di Cesare Sermenghi

  1. cirdan

    Scrivi nel tuo articolo “Chi ha sentito Vincenzo Licata recitare?”. Segnalo dunque una piccola perla su youtube:

    http://www.youtube.com/watch?v=SecsKFZrtRk

    Grazie del lavoro che state facendo e che mi permette di conoscere meglio un parente tanto illustre.

  2. admin

    Ciao Cirdan.
    Ci fa piacere che tu ci segua.
    Ti ringraziamo per la segnalazione fattaci, ma il video che ci hai segnalato è già stato linkato nella sottosezione video della sezione dedicata a Vincenzo Licata.
    Ti preghiamo comunque, qualora trovassi altro materiale sul poeta, di farcelo sapere così da arricchire ulteriormente il sito dedicatogli.
    Ti invito, ammesso che tu non l’abbia già fatto e che ti aggrada, a partecipare al Premio Letterario e ad invitare tutti i tuoi amici a farlo. La scadenza è il 30 Giugno 2009.

    Grazie ancora ed a presto.

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