Vincenzo Licata – Tratto da “Uomini illustri di Sciacca” di Vincenzo Porrello

VINCENZO LICATA (1906-1996)

Vincenzo Licata è stato la massima espressione poetica di Sciacca, molti lo hanno anche definito il più grande poeta dialettale siciliano.
Era un uomo immensamente innamorato della sua città e del suo mare.
Quando la mattina del 26 gennaio 1996 mi chiamarono da TRS, l’emittente televisiva nella quale svolgo la mia attività giornalistica, per informarmi della morte di Vincenzo Licata e per chiedermi di preparare un servizio su di lui, in preda alla commozione le prime parole che scrissi furono: “un gabbiano coraggioso ha chiuso per sempre le ali per guardare il suo mare”.
Ricchissima la pubblicazione della sua poesia: da “C’è pirmissu” a “Furunata”, dallo “Schiticchiu” al “Caso di Sciacca”, da “Vintuliata di marina” alla “Sconfitta di Roncisvalle”, da “Lu gigghiu russu” a “San Franciscu d’Assisi a Monte Kroniu”. Partecipò a due film: “Sedotta e abbandonata” di Germi e “Cristo si è fermato ad Eboli” di Rosi.
Partecipò a numerose trasmissioni televisive della RAI e fu valido collaboratore radiofonico e televisivo dell’emittente saccense TRS per mezzo della quale seppe creare con bellissime poesie un appuntamento settimanale con la gente di Sciacca.
Alcune sue opere sono state rappresentate a teatro: “Don Turi e Ganu di Magonza” (al Teatro Biondo di Palermo) e “Vintuliata di marina”.
I suoi versi entravano nelle case e nei cuori della gente dolci come una carezza e taglienti come una scimitarra.
Ha descritto con grande maestria lirica, ma anche ironica, le bellezze naturali della nostra città, la vita del mare e della gente di mare, i banchi corallini di Sciacca, usi e costumi degli Sciacchitani, fu giudice a volte impietoso della classe politica nostrana e cultore delle tradizioni della nostra città. Ebbe una venerazione per il padre Filippo, esperto pescatore e corallino, che lo iniziò all’amore per il mare.
Scrisse molti copioni per il carnevale di Sciacca, dando voce alla più autentica e genuina anima carnascialesca della città.
Fu socio onorario del Circolo di Cultura, del Circolo Unione, del Circolo Marinai d’Italia, del Lions Club e della Sezione Carabinieri in Congedo.
Gran parte della sua ricchissima produzione poetica è raccolta nell’Opera Omnia, edita dal Comune di Sciacca.
Nel 2005 lo scultore saccense Filippo Prestia ha realizzato gratuitamente una statua del poeta la cui fusione in bronzo il Comune si è impegnato a finanziare.

LA CRITICA

Quando io leggo i versi di Vincenzo Licata, la mia fantasia corre agli anni della mia fanciullezza, allorché la pesca con le barche a vela costituiva la poesia del mare.
Sembra un mondo scomparso nel mondo del passato che appare remotissimo, tanto i tempi, i costumi e i modi di pensare sono cambiati. Ma chi potrà impedire al sogno di realizzarsi ancora nella poesia?
C’è nella poesia del Licata qualcosa di radicato in un mondo antico, in cui le donne e gli uomini sono rappresentati nella elementarità dei loro sentimenti e delle loro passioni, vivi nella loro umanità come egli li ha visti e li ama con una partecipazione profonda alla loro vita e alla loro sofferenza.
Nella poesia del Licata c’è un alto senso morale, una istintiva aspirazione alla giustizia, all’onestà, alla rettitudine.
Quando egli mette in bocca ai suoi personaggi le verità di fede, di amore, di prestigio, di onestà, egli ci crede veramente e le proclama ad alta voce, perché per lui la poesia, oltre che espressione genuina di sentimenti, è anche un magistero di educazione e di elevazione civile e politica.
VINCENZO BALDASSANO

Avevo sentito tempo fa questo nostro poeta alla radio recitare in un modo veramente stupendo la sua “ddragunara”, accompagnata dal fragore tempestoso del mare. Ne restai stupito. Mi immedesimai, rabbrividii, ebbi paura: le stesse cose che ritrovai nel risentire quella poesia. Come se emanasse un fluido magnetico, la poesia di Licata ti prende tutto: mente, corpo, anima, per trasportarti lontano, tra le onde di quel mare tanto amato dal poeta, tra I marinai religiosamente piccoli e tanto grandi.
ANGELO PENDOLA

La poesia di Vincenzo Licata è profonda; vera, viva, in essa si sente il “Verga” e il tormento di coloro ai quali la natura non ha mai regalato nulla.
SANTI CORRENTI

Piccolo, segaligno, stempiato, faccia araba cotta dal sole e scavata dalla salsedine, Licata è insieme un poeta e un attore. Le sue mani, I suoi occhi neri e vivaci, le sue smorfie anticipano e completano l’esposizione, che riesce a monopolizzare l’attenzione dell’ascoltatore.
GIUSEPPE CONTARINO

Tenerezza e forza drammatica mi sembrano le corde fondamentali su cui poggia tutta la vastissima gamma della poesia di Vincenzo Licata; e mi confermava in certe cose che ebbi occasione di dirgli a Sciacca, che cioè nel suo meraviglioso istinto di poeta s’innesta qualcosa di estremamente educativo e colto. E’ la Sicilia stessa coi suoi millenni di sapere che ha nel sangue.
LEOPOLDO TRIESTE

Vincenzo Licata è un uomo di mare. Singolare poeta mediterraneo, irruento e poderoso, carezzevole e buono come le collere e le bonacce del suo mare.
GINO BOBBIO

Ho guardato spesso gli occhi di Vincenzo Licata e li ho visti luccicare come se vi fosse rispecchiata la sua anima limpida e l’azzurro del suo mare, motivo dominante della sua poesia.
Ho cercato di scoprire il suo cuore per tentare di capire cosa può spingere un uomo a fare della poesia la sua principale ragion d’essere senza strumentalizzarla a fine di lucro.
Alla fine … ho scoperto che nel luccichio dei suoi occhi dopo un applauso, nel battito del suo cuore all’inizio di un recital, c’è una bontà infinita, un a profonda umiltà, un elevato altruismo, un profondo amore per la sua città e la sua gente.
La soddisfazione insomma di sentirsi “Uomo”.
VINCENZO PORRELLO

I sentimenti, la delicata sensibilità, la ineguagliabile arte fanno di Vincenzo Licata, oltre che un grande poeta, un educatore.
DOMENICO CATTANO

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