Ricordi di miniera

Quella sera
del giovedì santo
mio padre uscì
dalle viscere della terra,
all’interno di un ascensore,
simile ad una gabbia.
Portava, in capo
al suo elmetto,
una piccola lampada accesa.
I suoi abiti e la sua pelle
madidi, intrisi
di polvere di sale.
Sembrava un manichino
impolverato.
Eppure, quel manichino,
aveva sognato,
per la sua famiglia,
un avvenire migliore.
Il suo volto non lasciava
trasparire nulla.
Il cuore gli scoppiava
nel petto, quando partiva,
incerto di rivedere il nuovo giorno.
Oggi, guardo mio padre,
le spalle appesantite
dagli anni,
i capelli radi e bianchi.
Il suo incedere
lento e faticoso,
diverso da quel tempo,
ma, pur sempre, bello.

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di Salvatore Amico

La poesia “Ricordi di miniera” si è classificata come finalista nella sezione poesie in italiano con tema “Il Padre” del Premio Nazionale di Letteratura e Poesia “Vincenzo Licata – Città di Sciacca” – Edizione 2010

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