Fine di un incubo

Esco alla chetichella per andare in libreria. E’ a soli due isolati da casa mia, mi converrebbe andare a piedi, ma…sento che m’insegue…allora preferisco usare la macchina.

E’ domenica mattina, la città si è appena svegliata, poche macchine, pochi rumori e quasi nessuno per la strada, solo qualcuno che spettinato e ancora assonnacchiato è costretto a far passeggiare il cane. Ma l’unico che si diverta pare sia solo il cane che trascina con decisione il rassegnato padrone.

Entro velocissima nella mia utilitaria e chiudo sbattendo lo sportello con forza e metto subito la sicura: solitamente così mi sento protetta…eppure oggi non mi sento tranquilla.

In libreria devo andare, necessariamente, e proprio a quest’ora che, trattandosi di una domenica, per me è quasi l’alba.

No, non è ora da cristiani che lavorano tutta la santa settimana e che avrebbero diritto ad un po’ di meritato riposo almeno la domenica.

Ma quella domenica il proprietario di questa libreria, che è un mio vecchio conoscente, ha deciso di pubblicizzare proprio il mio primo libro di poesie “Ho liberato le parole”…e tutto gratis! Vuole fare una sorta di esperimento: pubblicizzare il suo negozio e il mio libro attirando gli eventuali clienti offrendo loro caffè e cornetti freschissimi e giornali da leggere.

Non potevo rifiutare una proposta così interessante, benché mi sono sentita un po’ “cavia”.

Infatti adesso mi sto chiedendo chi mai potrebbe esserci a quest’ora in libreria: e ammettendo che possa esserci della gente, quanti saranno interessati all’acquisto di un libro di poesie di un’autrice esordiente? Di domenica mattina poi!

No, penso proprio che al massimo la domenica a quell’ora si possa comprare il quotidiano.

Forse sono un po’ pessimista, ma la mattinata è cominciata malissimo…con una persecuzione a cui cerco di sfuggire.

Posteggio, neanche a dirlo, proprio davanti all’ingresso…posti liberi a iosa come mai nei giorni feriali! Di solito non sono fortunata con i parcheggi. Ma oggi ho tutta la strada per me. 

Come avevo previsto non c’è quasi nessuno: vedo il proprietario alla cassa che mi sorride e mi fa un cenno con la mano, intento a controllare il computer; c’è il ragazzo addetto alla macchinetta del caffè, pronto ad offrirmene uno, così come dovrebbe fare con tutti i clienti che dovrebbero arrivare; e poi due signore attempate (sembrano le classiche zitelle) che evidentemente soffrendo di insonnia e non avendo altro da fare hanno deciso di far passare il tempo in libreria. Infatti si tengono a braccetto come se fossero al mercato e discutono passeggiando lentamente tra gli stretti corridoi della libreria. Ogni tanto urtano un libro, ma lo rimettono subito a posto, come se fosse un frutto o un ortaggio qualsiasi. Non lo degnano di uno sguardo.

Anche qui percepisco pochi rumori e l’odore forte di caffè che mi dà la nausea e pure quello della carta fresca, che solitamente mi dà l’effetto dello Chanel N.5…quello di M. Monroe, per intenderci. Ma non oggi. Oggi nulla mi va bene.

Sono tesa, non riesco a rilassarmi, non mi sento al sicuro.

So che c’è, m’incalza, mi perseguita, mi toglie il fiato.

Giro tra le pile dei libri, sfoglio, leggo, sorrido alle signore, fingo di interessarmi ad un manuale di Yoga, ma non ho pace perché è qui, lo sento, ne ho la certezza.

Devo decidermi, e alla svelta.

Afferro un libro a caso, mi giro lentamente.

TUMP! E giù un colpo secco.

Sangue. Ribrezzo.

La vedo spiaccicata finalmente quella maledetta zanzara!

Mi aveva perseguitata tutta la notte e inseguita fino a lì, come se non esistessero altre prede succulente oltre me. Colpa sicuramente di quella lacca profumatissima che il giorno prima il parrucchiere si era ostinato a mettermi in abbondanza, nonostante fossi contraria.

Ma ora è lì…sul libro.

Il libro si è sporcato ovviamente…No! Non ci posso credere! E’ proprio il mio libro di poesie: “Ho liberato le parole”.

Sorrido. Non è proprio l’uso che forse avrebbe voluto quel libro e che avrei voluto farne io, ma almeno mi ha “liberata” da un piccolo incubo.

 

 

Palma Civello

Palermo

 

Il racconto “Fine di un incubo” ha partecipato all’edizione 2012 del Premio Letterario “Vincenzo Licata – Città di Sciacca” nella sezione “Racconti a tema libero in italiano”.

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