Vincenzo Licata, il poeta del mare

di Flavia Alì

Vincenzo Licata

Un gabbiano coraggioso ha chiuso per sempre le ali per guardare il suo mare”. Con queste parole il giornalista saccense Vincenzo Porrello diede l’ultimo saluto alla massima espressione poetica di Sciacca, Vincenzo Licata, quando si spense la mattina del 26 gennaio 1996. Licata nacque a Sciacca il 21 giugno 1906 in una famiglia di pescatori molto numerosa. Fu il quinto dei tredici figli di Filippeddu, il celebre “cacciatore di corallo” che, proprio per la fama acquisita con questa attività, veniva ingaggiato dalle organizzazioni di pescatori della Tunisia. Vincenzo non solo si impegnò a fianco del padre, facendosi sostenitore delle sue nuove idee nel campo della pesca e amandola lui stesso, ma fu anche lettore assiduo di HugoConradVergaHemingway e delle poesie di ogni tempo.

Pur preferendo le barche ai banchi di scuola, il desiderio di apprendere, anche da autodidatta, lo accompagnò per tutta la vita: condannò i mali della società corrotta, le responsabilità della Chiesa, con l’auspicio di una rinascita dei valori della scuola e della comunità tutta alla luce di un radicamento nella coscienza popolare. Nella memoria di quanti lo conobbero rimarrà per sempre un uomo di mare, piccolo, stempiato, con la faccia araba cotta dal sole e scavata dalla salsedine, con mani che hanno pescato nel gelo e occhi neri e vivaci da poeta e attore. Eppure, a detta del figlio Antonello, quelle sue rughe marcate sarebbero state quasi una sorta di “stimmate” che il mare avrebbe voluto imprimergli per ricambiargli l’amore e la passione di poeta e di uomo cui s’era abbandonato. Eclettico, umile, realista, siciliano, vivo! Sono solo alcuni degli elementi di un ritratto che probabilmente non renderà degnamente giustizia a un grande uomo, prima ancora che a un eccellente autore. Lo testimonia bene la sua “Opera Omnia”, all’interno della quale sono raccolte poesie dialettali siciliane. Licata, in una lirica, chiede il permesso, da cosciente dialettofono, di entrare e ritagliarsi uno spazio tra i colti “allittrati” con i suoi umili componimenti. E ci riesce benissimo. La critica saccense concorda sull’autenticità di uomini e donne rappresentati nell’umiltà della loro condizione e dei loro sentimenti, proprio come Licata li vide e li amò, con una grande partecipazione alla loro vita e alle loro sofferenze.

È stato definito “poeta del mare”: banchi corallini, feste, modalità di pesca, odori e profumi del Mediterraneo e della costa saccense hanno costituito le fondamenta di una lirica che non è stata e non è soltanto espressione genuina di sentimenti, ma anche magistero di educazione e di elevazione civile e politica. Parlare di Vincenzo Licata non significa produrre un elogio fine a se stesso, ma chiarire il ruolo della poesia, quella vera, senza limiti né confini, perché la sua poesia racconta la vita. Oltre a “C’è pirmissu?” del 1936, egli pubblicò “Furanata” nel 1958 e “Lu casu di Sciacca” nel 1961. I suoi pescatori sono senza tempo come quelli di Giovanni Verga: sono il simbolo di chi lotta per una vita più degna, tra l’indifferenza di chi gode e l’impassibilità della natura. La fama di Vincenzo Licata non è semplicemente radicata nella sua terra, dove cominciò a segnare un solco profondo a partire dagli anni ’20 con i suoi testi poetici e con la partecipazione a programmi locali. L’Italia intera lo conobbe per le apparizioni in RAI e per l’impegno in ambito cinematografico nei ruoli interpretati in “Sedotta e abbandonata” di Pietro Germi, girato a Sciacca, e in “Cristo si è fermato ad Eboli” di Francesco Rosi.

Ha scritto Cesare Sermenghi: “Non ha importanza quando egli è nato, perché il figlio del mare non può avere tempo. Né il suo volto punico o le sue mani possono contare se non per coreografie, poiché Vincenzo Licata pesa per l’anima oceanica che si porta addosso”.

BIBLIOGRAFIA

  • Vincenzo Licata: le poesie del mare, Melqart Comunication – Sciacca, 2015
  • Opera Omnia, Tipolitografia “T. Fazello” – Sciacca, 1994
  • Atti e Memorie del 1° Convegno in memoria di Vincenzo Licata, Aulino Editore in edizione fuori commercio per il Comune di Sciacca – Palermo, 1997

Fonte: http://www.treccani.it/magazine/atlante/cultura/

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